
SEQUENTUR AQUILAM
Un viaggio attraverso i secoli, seguendo le orme di una famiglia.
Le Radici di un Nome
Il cognome Sequi non è solo un'etichetta, ma un'eco della storia. Esploriamo le sue origini, dal latino imperiale alle coste sarde, e la sua diffusione nel tempo.
"SEQUI": Seguire l'Imperatore
La tradizione familiare lega il cognome al verbo latino sequi: "seguire", "scortare". Questa radice evoca un'immagine potente: quella di antenati che ricoprivano ruoli di prestigio nel seguito di magistrati o imperatori nell'Antica Roma.
Figure come l'Aquilifer, il portatore della sacra aquila legionaria, incarnavano questo spirito. Erano dignitari di immenso coraggio e lealtà, custodi del simbolo più potente di Roma, il cui motto SPQR (Senatus Populusque Romanus) rappresentava l'autorità che accompagnavano e servivano.
Etimologie Sarde
Accanto alla nobile origine romana, il cognome ha profonde radici in Sardegna. Potrebbe derivare da termini come seiki ("sedici") o *sègete* ("messe"), testimoniando una lunga e complessa integrazione del nome nel tessuto linguistico e culturale dell'isola.
Diffusione in Italia
Principali concentrazioni e presenze del cognome Sequi in Italia.
Un Viaggio tra le Terre
Dalle colline della Toscana alle coste della Sardegna, la famiglia Sequi ha lasciato un'impronta indelebile. Clicca sulle regioni per scoprire la loro storia.
L'Anima Toscana
Il legame con la Toscana si arricchisce di figure storiche. A Castelfranco di Sopra, la chiesa seicentesca di San Filippo Neri fu dotata di una moderna facciata in pietra e intonaco nel 1761 ad opera dell'architetto Domenico di Filippo Sequi. Questo testimonia un'importante presenza della famiglia nella vita civile e religiosa della regione fin dal XVIII secolo.
Un altro aneddoto cruciale riguarda l'Ingegnere Enrico Sequi di Castelfranco di Sopra, un giovane patriota massone che, insieme ad Antonio Martini e Francesco Franceschini, si mise a disposizione di Giuseppe Garibaldi nella notte tra il 25 e il 26 agosto 1849. Garibaldi, in fuga dopo la repressione della Repubblica Romana, si fermò alla Madonna della Tosse in Val Bisenzio e fu aiutato da questi patrioti a fuggire verso il Tirreno. Questo episodio sottolinea il coinvolgimento della famiglia Sequi nei movimenti risorgimentali italiani.
L'area di La Cerbaia, vicino a Prato, menziona anche un insediamento tessile fondato nel 1860 da Cesare Romei, con i suoi discendenti che eressero un opificio "sotto la Rocca di Cerbaia". Sebbene non direttamente Sequi, è un esempio del contesto imprenditoriale in cui la famiglia si è inserita e ha operato in Toscana. L'aneddoto di "Angiolino" Sequi, tassista di umili origini che fondò "Sequi Autolinee" a Santa Croce sull'Arno intorno alla Seconda Guerra Mondiale, mostra un altro modo in cui il nome Sequi ha costruito la sua eredità, non attraverso la nobiltà o la politica, ma con il lavoro e il contributo diretto all'economia locale.
Il Cuore Sardo
La Sardegna è un fulcro storico per i Sequi. Documenti antichi attestano la presenza della famiglia fin dal XVII secolo, con figure come Sequi Juliano, 'sindico' di Alghero nel 1678. Un aneddoto affascinante lega un ramo della famiglia alla nobiltà, con il possesso di un palazzetto a Macomer, precedentemente della famiglia Fois. Questa eredità di servizio civico e status nobiliare continua fino ai giorni nostri con figure di spicco che hanno servito lo Stato, un'eco moderna dell'antico ruolo di "seguire" le più alte cariche.
La presenza sarda è ricca di personalità di spicco. Ad esempio, il Generale di brigata Ugo Abbondonza, capo dell'infanteria della 11° divisione (43), è uno dei numerosi generali Sequi citati nelle liste militari del periodo. Altri generali includono Enrico Andreini (1889-) e Paolo Angioy (1890-), capo della 59° divisione Cagliari (43).
Decodificare lo Stemma
Lo stemma dei Sequi è una narrazione visiva di valori e storia. Ogni quarto racconta un capitolo della famiglia. Esplora i suoi simboli per scoprirne i significati.

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Aneddoti e Curiosità
L'Eroe Aviatore
Un aneddoto caro alla famiglia ricorda l'eroismo di Elios, aviatore caduto con il proprio aereo verso la fine della Seconda Guerra Mondiale. Sebbene non vi siano riscontri nei registri pubblici, la sua memoria vive come simbolo di coraggio, un'eredità preziosa tramandata oralmente.
Il Patriota Pratese
L'Ingegnere Enrico Sequi di Castelfranco di Sopra fu un patriota massone che aiutò Giuseppe Garibaldi a fuggire nella notte tra il 25 e il 26 agosto 1849, evidenziando il coinvolgimento della famiglia nel Risorgimento italiano.
Il Nobile di Macomer
Un ramo della famiglia Sequi entrò in possesso di un palazzetto nobiliare a Macomer, in Sardegna, precedentemente della famiglia Fois, testimoniando uno status aristocratico e significative proprietà terriere.
Il Pioniere Toscano
"Angiolino" Sequi, tassista di Santa Croce sull'Arno, fondò "Sequi Autolinee" intorno alla Seconda Guerra Mondiale, dimostrando uno spirito imprenditoriale che ha lasciato un'eredità duratura in Toscana.
I Generali di Brigata
Le liste militari citano diversi Generali di brigata Sequi, come Ugo Abbondonza e Enrico Andreini, segno di una presenza di rilievo nelle forze armate italiane.
Domenico di Filippo Sequi
Nel 1761, l'architetto Domenico di Filippo Sequi realizzò la facciata della chiesa di San Filippo Neri a Castelfranco di Sopra, un segno del legame della famiglia con la comunità e l'architettura locale.
La Rocca di Cerbaia
La Rocca di Cerbaia, citata da Dante e legata agli Alberti, è un simbolo di un contesto territoriale storico in Toscana in cui si inseriscono le vicende della famiglia Sequi, anche se non direttamente proprietari.
Il Sindaco di Alghero
Nel 1678, Sequi Juliano ricopriva la carica di "sindico" (sindaco) di Alghero, in Sardegna, segno di un'antica integrazione e di un ruolo di responsabilità civica.
Contatti
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